A soli 15 chilometri dal capoluogo toscano, in una favorevole posizione dove iniziano le colline del Chianti, Impruneta è una vivace cittadina circondata dalla natura. Ebbe un rapido sviluppo del centro abitato in epoca medievale in seguito al miracoloso ritrovamento dell’immagine sacra della Madonna (XI secolo), ovvero quando fu fondata la pieve intitolata a Santa Maria (distrutta durante la seconda guerra nel 1944 e poi ricostruita). Dominata dalla famiglia Buondelmonti, la cittadina entrò nell’orbita di Firenze già dal XII secolo, sviluppando un forte legame che la portò a capo di una delle leghe del contado fiorentino. Fu sede di un importante mercato del quale resta oggi la Fiera di San Luca, che si tiene ogni anno a metà ottobre, sviluppò inoltre un’intensa attività di produzione del cotto (dal XIV secolo) che l’ha resa celebre nel mondo. L’ultima guerra ha seriamente danneggiato il tessuto urbano di Impruneta ed il suo aspetto attuale non somiglia a quello di un tipico borgo medievale, ma il centro storico risulta molto vissuto e, proprio la piazza principale di fronte alla chiesa, è molto spesso teatro di festival ed eventi come la Festa dell’Uva, una gara tra i 4 rioni (1° ottobre) che consiste principalmente in una coreografica sfilata di carri (possono raggiungere anche i dieci metri di altezza) accompagnati da balli e musica nella rappresentazione del tema scelto. La cittadina ha una tradizione millenaria nell’arte del cotto, ancora viva grazie alle numerose fornaci che producono queste terrecotte tipiche adottando le tecniche tradizionali. Legato al cotto il famoso piatto locale, il “peposo”, che ogni anno riunisce i rioni in un contest (Peposo Day a novembre). La leggenda vuole che i fornacini (gli addetti alla cottura dei mattoni), in un angolo della fornace, con un tegame di coccio e gli ingredienti immersi nel vino rosso lasciati a cuocere per cinque ore, diedero vita a questo particolare e gustoso piatto della tradizione. Quei fornacini erano gli stessi artigiani chiamati da Filippo Brunelleschi a lavorare alla cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze; pare che anche l’aggiunta del pepe sia stata opera sua dato il costo elevato della spezia. Da visitare segnaliamo il Santuario di Santa Maria ed il Museo del Tesoro (interno alla chiesa).
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